

Il più grande calciatore della storia? Riduttivo. Anche Maradona, Messi, Cruyff o Di Stefano sono entrati nel dibattito. Con Pelé siamo in un’altra dimensione, molto più esclusiva, come i Beatles o Mohammed Ali: Pelé è sempre stato sinonimo di calcio anche per chi non lo ha mai seguito.
Difficile non identificare col gioco più praticato chi ha segnato, secondo la Fifa, 1281 reti in 1366 partite (per la federazione brasiliana sono di più) e ha vinto tre mondiali con la maglia del Brasile (dove ha segnato 77 reti in 92 presenze), di cui è diventato leader e icona già a 17 anni nella Coppa del Mondo del 1958 in Svezia: gol decisivo nei quarti di finale contro il Galles di Charles, tripletta in semifinale contro la Francia di Kopa e Fontaine e doppietta nella finale vinta 5-2 contro i padroni di casa svedesi, guidati dal trio Gren, Nordhal e Liedholm, che aveva fatto le fortune del Milan. Aveva solo 17 anni e aveva già conquistato il mondo. Non si è più fermato.
Appena 21enne viene dichiarato patrimonio nazionale dal governo brasiliano per impedire che venisse acquistato dai club europei che già gli facevano la corte. Nel 1970 in Messico domina un torneo che vede tra i protagonisti fuoriclasse come Gigi Riva, Gianni Rivera, Gerd Muller, Franz Beckenbauer, Gordon Banks e Bobby Charlton.
Giocherà sino al 1974 solo nel Santos, con cui conquista 10 campionati, 5 coppe del Brasile, due coppe Libertadores, due coppe intercontinentali contro il Benfica di Eusebio e il Milan di Altafini.
In 21 anni di carriera ha saputo restare a livelli stratosferici, inavvicinabili per chiunque altro. E anche quando nel 1975 ritorna in campo per giocare negli Stati Uniti nei New York Cosmos, dopo aver scoperto che il suo patrimonio era stato dissipato da agenti sconsiderati e truffaldini, lo fa alla sua maniera, firmando il successo nella finale del campionato Nasl nella finale del 28 agosto 1977 contro i Seattle Sounders. Un epilogo spettacolare, tutt’altro che malinconico, come la sfida del 1 ottobre 1977, in cui giocherà un tempo coi Cosmos e l’altro nel Santos. All’amichevole tra gli unici due club della carriera di Pelé, organizzata per celebrare il ritiro di O’Rei, viene riservata una copertura e un’attenzione da finale mondiale.
Edson Arantes do Nascimiento a 82 anni muore il 29 dicembre nell’ospedale di San Paolo, dove era ricoverato da oltre un mese, a circa un anno di distanza dalla scoperta di un tumore al colon. Tra le centinaia di ricordi e pensieri dedicati al più grande, spicca quello di Neymar, il giocatore che ha eguagliato il record di segnature in nazionale: “Prima di Pelé, “10” era solo un numero. Ho letto quella frase da qualche parte a un certo punto della mia vita. Ma quella frase, bella, è incompleta. Direi che prima di Pelé, il calcio era solo uno sport. Pelé ha cambiato tutto. Ha trasformato il calcio in arte, in intrattenimento. Dava voce ai poveri, ai neri e soprattutto: ha dato visibilità al Brasile. Calcio e Brasile hanno alzato il loro stato grazie al re! Se n’è andato, ma la sua magia rimarrà. Pelé è ETERNO!”. LECHAMPIONS
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