NASL 1975-77: Giorgio Chinaglia e Pele (New York Cosmos) (Photo by Robert Riger/Getty Images)

Il miglior risultato della storia calcistica degli Stati Uniti è datato 1950. Nel mondiale brasiliano gli Usa superano 1-0 l’Inghilterra. Vittoria epocale. Peccato che in patria nessuno o quasi sapesse cosa fossero il soccer e i mondiali di calcio.

Un prodigio, anzi un “miracolo sull’erba” come venne ribattezzato, che resterà senza seguito. Per lo sviluppo del calcio a stelle e strisce più dello storico gol di Joe Gaetjens farà la Nbc. Nel 1966 la rete televisiva americana trasmette in diretta negli Stati Uniti il mondiale britannico e determina nel giro di un solo anno la creazione di una lega professionistica. Anzi due: la United Soccer Association (dodici squadre divise in due gironi) e la National Professional Soccer League (dieci squadre, due gironi). Nel 1968 le due leghe si fondono nella North American Soccer League: quattro gironi (Atlantic, Lakes, Gulf, Pacific), 17 squadre. L’inizio di una Golden era? Nient’affatto. I problemi finanziari che avevano obbligato le due leghe alla fusione continuano e rischiano di far chiudere i battenti anche alla neonata Nasl, che per il campionato 1969 conta appena cinque squadre: Kansas City Spurs, Atlanta Chiefs, Dallas Tornado, St. Louis Stars, Baltimore Bays.

Con molta fatica la Nasl aggiusta il tiro e riesce ad allargare il campo dei partecipanti. Nel 1974 si ritorna a quattro gironi con 15 squadre, che l’anno dopo diventano 20. Un movimento in lenta ma costante crescita. Che subisce però un’improvvisa accelerazione. La svolta ha una data ben precisa: il 10 giugno 1975. E’ il giorno in cui Pelè firma il contratto con i New York Cosmos e ritorna al calcio giocato, otto mesi dopo il ritiro ufficiale con la maglia del Santos nell’ottobre 1974.

Una notizia che fa il giro del mondo. Il ritorno in campo di O’Rey è motivato dall’improvvisa scoperta di essere in bancarotta: gli investimenti dei suoi agenti si sono rivelati disastrosi e nel giro di un paio d’anni hanno creato una voragine nei conti personali dell’ex campione brasiliano. I Cosmos gli offrono quasi tre milioni di dollari per due stagioni, quel che serve per ripianare i debiti.

Con l’arrivo del più grande giocatore di tutti i tempi, improvvisamente gli Stati Uniti diventano parte dell’universo calcistico mondiale. Anche in Europa e Sud America si inizia a parlare di calcio americano e vengono pubblicati i risultati delle partite Nasl.

Con Pelè – e anche dopo il definitivo addio del brasiliano (1 ottobre 1977 a New York contro il Santos) – arrivano altri vecchi mostri sacri del calcio mondiale come Eusebio, Alan Ball, George Best, Johan Cruyff, Franz Beckenbauer, Teofilo Cubillas, Elias Figueroa, Johan Neeskens. Ma anche giocatori ancora competitivi al massimo livello come Giorgio Chinaglia, Jan Van Beveren, Ricky Villa o Francisco Marinho.

Nella Nasl si gioca in un’atmosfera completamente diversa da quella vissuta dai campioni europei e sudamericani nelle precedenti esperienze: erba sintetica, numeri di maglia fissi, cognomi sulle maglie, palloni con le stelle, tre punti a vittoria, shoot-out (rigori in movimento) a fine partita per avere sempre un vincitore, ragazze pon pon disposte su due file che attendono l’ingresso in campo dei giocatori annunciati uno per uno dall’altoparlante. Roba normale negli altri sport Usa, baseball, basket, football americano, ma assolutamente inedita in un ambito conservatore e tradizionalista come il calcio. Che impiegherà diversi anni per estendere e assimilare su scala mondiale quelle novità.

L’atmosfera gioiosa e i tanti dollari offerti dalla Nasl garantiscono un prepensionamento dorato per tanti vecchi campioni e iniziano ad attrarre anche giovani stelle come Bruce Grobbelaar e Peter Beardsley che sarebbero poi diventati protagonisti con la maglia del Liverpool; Hugo Sanchez che diventerà un mito del Bernabeu con la maglia del Real Madrid; ma anche i paraguayani Julio Cesar Romero e Roberto Cabanas o giocatori già all’apice della carriera come il nazionale belga Francois Van der Elst.

I New York Cosmos sono la squadra più forte, conosciuta e affascinante: una raccolta di grandi interpreti a metà strada tra l’all-star team e il greatest hits. Solisti di prestigio chiamati a diventare squadra: i primi galacticos sono newyorkesi non madrileni. Anche le altre franchigie si adeguano nella caccia ai campioni: Johan Cruyff (che indosserà la maglia dei Cosmos solo in amichevole) esordisce coi Los Angeles Aztecs e poi passa alla costa est coi Washington Diplomats; George Best, Gerd Muller, Teofilo Cubillas e Gordon Banks coi Fort Lauderdale Strickers; Francesco Morini e Roberto Bettega coi Toronto Blizzard; Kazimierz Deyna coi San Diego Sockers; Steve Heighway coi Minnesota Kicks.

All’estero l’interesse per la Nasl e i suoi protagonisti cresce costantemente e supera l’ambito strettamente calcistico. Quasi un fenomeno di costume. Nel 1979 lo stilista Ralph Lauren disegna le maglie da gioco dei Cosmos e non è raro vedere attori, politici e campioni degli altri sport in tribuna. Eppure la parabola è già invertita. Diminuiscono gli spettatori allo stadio, viene ridimensionata la copertura televisiva, iniziano a fallire le franchigie che avevano speso ben oltre le proprie possibilità. Il sogno sta velocemente trasformandosi in incubo. I proprietari scappano, i giocatori mercenari pure: il fallimento incombe e i primi a tagliare la corda sono i responsabili. Un antipasto in chiave calcistica della crisi finanziaria esplosa nell’estate 2008: spendere quel non hai conduce sempre (o quasi) alla rovina.

Nel 1984 parte un campionato ridotto ai minimi termini, privo di glamour e campioni. Appena nove squadre: Chicago Sting, New York Cosmos, Toronto Blizzard, Tampa Bay Rowdies, Golden Bay Earthquakes, Minnesota Strikers, San Diego Sockers, Tulsa Roughnecks, Vancouver Whitecaps. L’atmosfera è quella dell’orchestrina che intrattiene gli ospiti del Titanic mentre la nave continua a imbarcare acqua. I Cosmos, ormai in liqduidazione, falliscono per la prima volta l’appuntamento coi playoffs. Il 3 ottobre 1984 si gioca la gara di ritorno della finale tra i Chicago Sting e i Toronto Blizzard. Vinta 2-1 l’andata, gli Sting vincono anche la gara di ritorno in trasferta (3-2) e si aggiudicano il titolo. E’ l’ultima partita della storia della Nasl.

Il penultimo chiodo sulla bara lo aveva messo la Fifa che aveva assegnato il mondiale 1986 al Messico anziché agli Usa, che puntavano proprio su quella manifestazione per arginare la crisi, riorganizzarsi e rilanciarsi. La Federazione internazionale farà ammenda qualche anno dopo, assegnando agli Usa la Coppa del mondo 1994 che porterà con sé nel 1993 la nascita dell’attuale campionato calcistico statunitense: la Major League Soccer. Un torneo che attualmente vede la partecipazione di 15 squadre e guidato da dirigenti che sembrano ossessionati dall’idea di evitare la fine della Nasl. Se si eccettua l’acquisto di David Beckham da parte dei Los Angeles Galaxy, la politica della Lega è improntata a un ferreo controllo delle spese e allo sviluppo di un settore giovanile che leghi i club alle scuole, sulla falsariga di basket, baseball e football. I risultati della nazionale Usa, capace di sfiorare il successo nella finale dell’ultima Confederation Cup contro il Brasile, fanno ben sperare per uno sviluppo meno effimero del movimento calcistico americano. Ma per i sogni e le stelle il calendario è fermo ai giorni di Pelè, Cruyff e della Nasl. LECHAMPIONS AMERICA

Gianni Serra
gs@lechampions.it

 

NASL – Albo d’oro

1968 Atlanta Chiefs
1969 Kansas City Spurs
1970 Rochester Lancers
1971 Dallas Tornado
1972 New York Cosmos
1973 Philadelphia Atoms
1974 Los Angeles Aztecs
1975 Tampa Bay Rowdies
1976 Toronto Metros-Croatia
1977 New York Cosmos
1978 New York Cosmos
1979 Vancouver Whitecaps
1979/80 Tampa Bay Rowdies
1980 New York Cosmos
1980/81 Edmonton Drillers
1981 Chicago Sting
1981/82 San Diego Sockers
1982 New York Cosmos
1983 Tulsa Roughnecks
1983/84 San Diego Sockers
1984 Chicago Sting

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