Calciomercato strano con squadre che preferiscono cambiare allenatore e altre che investono una montagna di soldi sulla base di “sensazioni”. 

Se Real Madrid e Manchester City (presi Tevez, Santa Cruz, Adebayor) sono le due che hanno messo a segno le sequenze di compere più costose, nessuno può togliere ai campioni d’Europa del Barcellona la palma dell’acquisto più spropositato. Cedere Samuel Eto’o, aggiungere il prestito di un grande incursore come Hleb e 48 milioni di euro per avere Zlatan Ibrahimovic ha dell’incredibile.
“La responsabilità della scelta è solo mia. E’ una questione di sensazioni, penso sia meglio cambiare anche se non ho nulla da rimproverare a Samuel, sia come calciatore che come persona” è stata la replica del tecnico catalano Guardiola a chi gli chiedeva il perché di un affare così squilibrato e, a prima vista, penalizzante per la sua squadra. 
Di certo lo svedese possiede le caratteristiche tecniche per essere un centravanti da Barcellona, e dialogare al meglio con Messi, Iniesta, Xavi e Henry. Ma finora al massimo livello non ha dimostrato di avere quelle doti di vincente che il centravanti camerunense ha esplicitato in modo netto e inequivocabile con due gol decisivi nelle due finali di Champions League disputate (e vinte) con la maglia blaugrana.
In carriera Eto’o ha sempre segnato tanto e con una frequenza ancor maggiore nelle partite che contano. Ibra può vantare un campionario di segnature e giocate splendide che lo avvicinano per stile e movenze a mostri sacri del calibro di Cruyff e Van Basten, ma a differenza di entrambi non è mai stato in grado di caricarsi la squadra sulle spalle nelle partite più delicate. L’ex centravanti nerazzurro rivaleggia con Cristiano Ronaldo nel ruolo di ammazzamoribondi (nessuno passeggia sulle macerie come loro) ma deve ancora far vedere di poter vincere da solo grandi partite contro i migliori. Quando i compagni in difficoltà provano ad aggrapparsi a lui, lo svedese è già affondato o fuggito. L’investimento del Barcellona non è giustificato da quanto visto sinora, magari da quel che verrà e allora saranno ancora applausi per i blaugrana, che dopo essere stati riconosciuti universalmente come stella polare del calcio spettacolo si candidano ad esserlo anche del mercato, in eterno duello coi rivali del Real. ECL

La top 5 del calciomercato europeo 2009-10

1. Steven Gerrard. Essere riusciti a tenere a Liverpool, nonostante i debiti del duo americano Hicks-Gillett, il giocatore più vincente del pianeta (definito così anche da Zidane che lo avrebbe consigliato a Florentino Perez come “il super galactico”) è il vero capolavoro di Rafa Benitez, che punta alla vittoria in Premiership e in Champions League, dopo essere andato vicino ad entrambe la scorsa stagione.

2. Samuel Eto’o. Che l’Inter sia riuscita ad ottenere il centravanti del Camerun senza sborsare un centesimo ma addirittura ricevendo 48 milioni di euro e il prestito di Hleb è l’affare dell’anno, che ripaga ampiamente i nerazzurri dei soldi persi con la rescissione del contratto di Adriano. Mourinho può essere felice.

3. Ricardo Kakà, Ronaldo, Benzema. Il Real Madrid ha acquistato un autentico trio delle meraviglie: controllo di palla, velocità, fantasia. I tre hanno tutte le caratteristiche dei campioni del calcio moderno. Bravi, eccitanti e divertenti. Ma nessuno di loro è un leader. E al Real, tranne Raul, non se ne vede traccia.

4. Carlo Ancelotti. Il Chelsea ha cambiato linea: basta spendere per acquistare campioni su campioni e vincere poco. Meglio puntare su un allenatore capace di rigenerare quel che si ha in casa. E con Terry, Drogba, Lampard, Essien a disposizione non è poco.

5. Franck Ribery. Vale in parte quanto detto per Steven Gerrard, anche se il francese non possiede quella capacità di intimidire gli avversari e caricare i compagni tipica del capitano del Liverpool. Il Bayern, dopo aver speso 30 milioni per Mario Gomez, ha dimostrato di non voler limitare i propri orizzonti alla Bundesliga, respingendo le avances del Real e del Manchester United per il talento transalpino.