Gli 86 gol (diventati nel frattempo 90) segnati da Leo Messi in un anno solare hanno riportato alla memoria la storia dimenticata di Godfrey Chitalu. Nel 2012 il fuoriclasse argentino ha segnato più reti di due monumenti del calcio mondiale come Pelè (75 nel 1958) e Gerd Muller (85 nel 1972) ma meno del semisconosciuto Godfrey Chitalu, capace nel 1972 di segnarne 107, anzi 116 se si considerano i nove realizzati nelle due sfide di Coppa Campioni tra i Kabwe Warriors e il Majantja ma non conteggiati dalla federazione dello Zambia. Conteggi sui quali manca l’imprimatur della Fifa, che si è tirata fuori dalla contesa Messi-Chitalu: “Non abbiamo statistiche complete su tutti i campionati della storia di tutti i Paesi, perciò queste sono statistiche che valgono solo per le singole federazioni”. Record o no, sono numeri che affascinano e colpiscono la fantasia di tifosi e appassionati.
I 116 gol di Chitalu (o 107 come sostiene la federazione dello Zambia) vennero messi a segno nello stesso anno in cui Muller con le maglie di Bayern e Germania ne realizzava 85. Praticamente sconosciuto in Europa e in Sud America Chitalu è stato il calciatore più importante e rappresentativo dello Zambia negli anni Settanta. L’exploit del 1972 non è stato certo episodico come testimoniano le 74 reti segnate in 103 presenze con la nazionale o le 81 siglate nel 1968, quando appena ventenne venne nominato capitano del Kitwe United. Scelta dettata dalla necessità di responsabilizzarlo e cancellarne le abitudini pugilistiche (sport abbandonato poco prima) che rischiavano di compromettere sul nascere una carriera molto promettente.
A 18 anni esordisce nella massima serie nell’ultima giornata della stagione 1965 con la maglia del Kitwe United, trovando subito il gol contro il Rhokana United. Due anni dopo salta metà campionato per squalifica: aveva risposto “Denis Law” all’arbitro che gli chiedeva il nome dopo averlo ammonito. La fascia di capitano e le responsabilità che si porta appresso contribuiscono a migliorarne l’atteggiamento in campo ma non fanno miracoli. Nel 1969 Chitalu si prende altri sei mesi di squalifica. L’incapacità di controllare le reazioni lo fa diventare facile bersaglio delle provocazioni dei difensori avversari. E lui reagisce.
Quando non è squalificato segna. Nel 1971 a 23 anni cambia squadra: il suo passaggio al Kabwe Warriors è il trasferimento più pagato della storia del calcio dello Zambia, quasi il doppio del record precedente. La prima stagione coi Warriors è trionfale: 51 gol e vittoria in coppa e campionato. Il 23 gennaio 1972 il Kabwe United esordisce nella Coppa Campioni d’Africa pareggiando 2-2 in casa del Majantja campione del Lesotho con doppietta di Chitalu, che due settimane più tardi nel match di ritorno va a segno sette volte nel 9-0 che dà la qualificazione ai Warriors. Queste nove reti, sebbene realizzate in due gare ufficiali, non sono mai state considerate dalla federcalcio dello Zambia perché messe a segno prima dell’inizio della stagione calcistica zambiana. Scelta discutibile: quei nove gol valgono certamente più dei sette realizzati in amichevole, invece considerati dalla federazione.
Il cammino del Kabwe in Coppa Campioni prosegue negli ottavi dove elimina il St Michaels: 3-1 all’andata, 3-0 al ritorno con Chitalu a segno in entrambe le occasioni. L’avventura continentale finisce nei quarti contro l’Hearts of Oak che supera i campioni dello Zambia 7-2 e 2-1. Per Chitalu – che tra le due partite sposa la moglie Christine dalla quale avrà sette figli – la magra soddisfazione di essere andato a segno in tutte e sei le partite di Coppa disputate, segnando ben 13 gol. Un peccato ne vengano considerati solo quattro. L’instancabile “Ucar” (soprannominato così dal nome di una batteria, oggi lo chiameremmo “Duracell”) non si ferma lì: nel corso della stagione per due volte riuscirà a segnare 6 reti in una partita, due volte una cinquina, cinque una quaterna.
In autunno, dopo la tripletta rifilata al Kitwe United nella finale della Castle Cup vinta 6-1 dai Warriors sulla sua ex squadra, arriva a quota 99. La centesima segnatura viene celebrata con un’altra tripletta nel 4-2 sul Kalulushi Modern Stars. Certo il campionato dello Zambia non può essere paragonato alla Liga o alla Bundesliga. Se ai gol di Messi, Muller e Chitalu si applicasse il coefficiente di difficoltà introdotto nella Scarpa d’oro, i numeri astronomici del campione africano diventerebbero più terrestri.
Nel 1972 tutto il mondo parla di Gerd Muller, che con 85 reti in 60 partite ha portato il Bayern a dominare la Bundesliga e la Germania a laurearsi campione d’Europa, mentre la stella di Chitalu fatica a brillare al di fuori dello Zambia. Aver infranto il muro dei 100 gol in una stagione non gli vale nemmeno un posto tra i primi tre classificati nel Pallone d’oro africano, assegnato al guineano Cherif Souleymane, leader dell’Hafia Conakry vincitrice della Coppa Campioni. In patria però Godfrey Chitalu è già sinonimo di gol. E’ lui il dominatore incontrastato delle classifiche cannonieri anche nel 1973 e nel 1974. La stagione 1975 è la peggiore per il Kabwe e il suo centravanti. Il bomber per la prima volta in carriera non raggiunge la doppia cifra, la squadra finisce al penultimo posto ma evita la retrocessione solo per la decisione della federazione di allargare la serie maggiore. Ucar riconquista il titolo di capocannoniere nel 1977 e nel 1980. Nel 1981, a 34 anni, un infortunio lo costringe al ritiro dal calcio giocato.
Non ci sono pause: per il più grande giocatore della storia dei Warriors è pronto un posto nei quadri tecnici del club. I primi passi della nuova carriera sono turbolenti come quella da calciatore. Nel 1983 viene squalificato a vita per aver colpito un arbitro con un pugno. La squalifica viene rivista e ridotta a due anni “in considerazione del grande contributo dato al calcio di questo Paese”. Entra a far parte dell’entourage della nazionale. Nel 1990 i Warriors retrocedono e stavolta non c’è nessun novità regolamentare a evitare l’onta della Seconda divisione. Il club offre la panchina a Chitalu che al primo tentativo riporta i Warriors nella massima serie, un’affermazione che ne fa decollare la carriera da allenatore. Nel 1992 la nazionale dello Zambia, costituita in gran parte dalla squadra che quattro anni prima si era tolta la soddisfazione di umiliare l’Italia alle Olimpiadi di Seul con un memorabile 4-0, viene sconfitta dal Madagascar nelle qualificazioni Mondiali. Una debacle inattesa che costa la panchina al ct Ndhlovu, sostituito con un’altra leggenda nazionale come Moses Simwala, costretto però a rinunciare per i primi segni della malattia che lo porterà alla morte nel giro di un anno e mezzo.
Il nuovo ct diventa così Godfrey Chitalu. Eccellente l’impatto sulla squadra: in sei partite lo Zambia rimedia una sola sconfitta, 4 vittorie e un pari. Un ottimo viatico per puntare alla qualificazione al Mondiale degli Stati Uniti. Dopo aver affrontato le Mauritius per la Coppa delle Nazioni, la nazionale di Chitalu deve affrontare in trasferta il Senegal. Il trasferimento aereo è tutt’altro che tranquillo: il Dhc-5d Buffalo che trasporta i Chipolopolo ha bisogno di ben tre soste a Brazzaville, Libreville e Abidjan. L’aereo, in attività da oltre vent’anni, è quello utilizzato normalmente dalla nazionale per i propri spostamenti. Due anni prima lo stesso aereo era stato bloccato dalla polizia congolese, che aveva tenuto in arresto per alcune ore tutti i giocatori a bordo. Nel corso della sosta a Brazzaville nessun problema con le forze dell’ordine ma emergono alcuni problemi al motore. Non sono una novità, e l’equipaggio decide di ripartire. Arrivati a Libreville i problemi vengono riscontrati nuovamente e ancora una volta il comandante decide di riprendere il volo. Pochi istanti dopo il decollo il motore di sinistra va in fiamme, il pilota decide di spegnere anche il motore di destra, l’aereo perde quota rapidamente e si schianta nelle acque antistanti la costa del Gabon. Nessun sopravvissuto tra le 30 persone a bordo, tra le quali il ct della nazionale Chitalu e i suoi 18 giocatori, in gran parte gli eroi di Seul ’88. Tra questi non c’è il capitano Kalusha Bwalya, impegnato col Psv Eindhoven, che avrebbe raggiunto i compagni dall’Olanda in Senegal. Non c’è nemmeno Charles Musonda, centrocampista dell’Anderlecht, non convocato per infortunio.
Chitalu e tutti i membri della spedizione morti nel disastro del 27 aprile 1993 vengono sepolti nei pressi dell’Independence stadium di Lusaka in quello che viene rinominato “l’acro degli eroi”. Eroi ricordati dall’ex compagno di allora Kalusha Bwalya nel febbraio 2012 quando, da presidente della federazione zambiana, ha celebrato il primo trionfo dello Zambia nella Coppa d’Africa: “Aspettavo questo momento dal 1993”. Un successo arrivato contro la favoritissima Costa d’Avorio di Drogba, Gervinho Yaya e Kolo Toure nella finale di Libreville (coincidenza: la città da dove il Dhc-5d Buffalo era decollato per l’ultima volta). A preservare il ricordo di Chitalu ci penseranno anche i Kabwe Warriors che hanno deciso di far erigere una statua e intitolare lo stadio al loro vecchio bomber: “Si chiamerà Godfrey ‘Ucar’ Chitalu 107 Stadium, per ricordare a tutti la sua persona e il suo record”. LECHAMPIONS AFRICA
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