Manuel Neuer

Sarà Bayern-Chelsea la finale dell’Uefa Champions League 2012. Le semifinali costano care al calcio spagnolo che dopo l’uscita di scena del Barcellona deve incassare anche quella del Real. I madrileni escono ai calci di rigore, eliminati da un grande Bayern dove le prodezze di Manuel Neuer sui tiri dal dischetto fanno seguito alle prestazioni monumentali di Lahm, Boateng, Alaba, Luiz Gustavo, Schweinsteiger e Gomez. Comprensibile la delusione del Real, ma il Bayern passa con pieno merito. Sarebbe stato difficile dirlo, in caso di successo madrileno.

Manuel Neuer
Neuer ipnotizza Kakà

EFFETTO BERNABEU. Marcelo al posto di Fabio Coentrao è l’unica differenza nelle formazioni iniziali rispetto alla semifinale di andata. L’imponente cornice di pubblico del Bernabeu intimidirebbe chiunque e l’avvio del Real cavalca l’entusiasmo dei tifosi di casa, alimentato a dismisura dalle recenti disavventure del Barcellona nella Liga e in Champions. Al 3′ un bel lancio di Xabi Alonso pesca Di Maria sulla fascia destra: l’argentino penetra in area e dal fondo serve Ozil che da pochi passi centra Neuer. Occasione sprecata. Passano pochi istanti e Kassai concede ai padroni di casa un rigore per fallo di mano di Alaba su tiro al volo di Di Maria. L’intervento sembra involontario ma è netto. Dal dischetto Cristiano Ronaldo spiazza Neuer e segna il gol-qualificazione. Il Bayern ha immediatamente l’occasione di pareggiare con Robben, ma l’olandese con la porta spalancata riesce a metter fuori da due passi. Un bis dell’errore che è costato ai bavaresi la Bundesliga 2012 nel confronto diretto di due settimane fa col Borussia Dortmund. Al 12′ è Mario Gomez a mettere in difficoltà Casillas dai 20 metri, ma sulla respinta Khedira è bravo ad anticipare la ribattuta di Ribery. Il Bayern si scopre e al 14’ il Real punisce la leggerezza: Ozil trova Cristiano Ronaldo tutto solo al limite dell’area, per il portoghese si tratta di un rigore in movimento: facile rasoterra alla destra Neuer e 2-0 per i Blancos e decimo gol in 10 partite per lui. Se dall’altra parte non ci fosse il Bayern, si potrebbe scommettere sulla goleada madridista. Ma i bavaresi per tradizione e convinzione non sono squadra abituata a levare le tende prima della fine. Al 21′ Gomez, il più attivo del l’attacco ospite, ci riprova dalla distanza. Al 27′ Pepe affossa il centravanti bavarese in piena area. L’arbitro concede il rigore ma non estrae il rosso (fallo da ultimo uomo). Dagli undici metri Robben trasforma con qualche brivido: conclusione sulla destra di Casillas, che intuisce, tocca ma la palla finisce sul palo interno e poi in rete.
AZZERATO. Dopo 27 minuti le due squadre si ritrovano al punto di partenza, col risultato di Monaco pareggiato dal Real. Ma l’inerzia della gara è cambiata: il Real ha sparato tutte le sue cartucce e il Bayern è ancora lì, in piedi, non particolarmente impressionato, certamente non impaurito. Al 31′ bella discesa di Benzema che dalla sinistra va vicino al gol con un destro a girare che sfiora il palo più lontano. Al 34′ buona opportunità per Gomez: liberato in area da un grande assist di Kroos, l centravanti spreca tirando centralmente su Casillas. Allo scadere della prima frazione il capitano del Real para una punizione dal limite di Robben deviata in barriera da Pepe. In avvio di ripresa, su cross di Lahm, Gomez di testa manda di poco a lato da ottima posizione. Al 56′ si rivede il Real, ancora con Benzema: il francese con un diagonale impegna Neuer in una bella deviazione. A un quarto d’ora dalla fine Mourinho manda in campo Kakà al posto di Di Maria, sempre più in difficoltà con Arbeloa nel fronteggiare le discese di Alaba e Ribery. All’85’ Robben serve una palla d’oro a Gomez a centro area, ma la punta perde l’attimo, per poi aggiustarsi il pallone e concludere debolmente tra le braccia di Casillas. Si va ai supplementari, matchpoint sprecato per il Bayern.
SUPERGOMEZ. Gomez che si libera al tiro ma sbaglia è un tema ricorrente della partita. Ma l’imprecisione del bomber tedesco è figlia di una scelta tattica imposta da Heynckes, che per l’occasione ha preteso da Supermario un lavoro enorme in fase difensiva, costringendolo a seguire i portatori di palla madrileni sin nella propria trequarti. Memorabile il recupero al 107′ su Kakà al limite dell’area, dopo settanta metri di corsa. Fatiche pagate con minor lucidità sottoporta. Se non fosse arrivata la qualificazione quegli errori avrebbero pesato parecchio, ma Gomez con questa prestazione ha dimostrato di avere nelle corde qualità atletiche e di generosità che lo avvicinano alle migliori versioni di Drogba e Eto’o. Molto più di un goleador. Al 114′ Neuer azzarda un’uscita su Granero che frana in piena area: tra rigore e simulazione Kassai stavolta sceglie la seconda. C’è tempo ancora per assistere al 118′ a un grande recupero difensivo di Marcelo, che recuperata palla al limite della sua area, supera in dribbling tre avversari per lanciare a ridosso della metacampo Higuain, ma l’argentino si fa pescare in fuorigioco. E’ l’ultimo brivido dei supplementari. Si va ai rigori.
CAPITANI E GLADIATORI. In venti anni di Champions, né Real né Bayern hanno mai perso dagli undici metri: due vittorie per i tedeschi, una per gli spagnoli. La serie viene aperta dalla trasformazione di Alaba; Cristiano Ronaldo invece si fa invece parare il tiro da Neuer; Gomez segna ancora per il Bayern, mentre Kakà replica pari pari angolo e conclusione di Ronaldo, e Neuer ripete la parata: due rigori fotocopia. Toni Kroos ha la palla del ko, la tensione se lo divora e si vede dalle smorfie mentre raccoglie il pallone: tiro pessimo, Casillas para e rimette in corsa il Real che trova anche il gol con Xabi Alonso. Il vento sembra cambiare nuovamente direzione: Casillas respinge la conclusione di Lahm. L’entusiasmo madrileno viene gelato dal rigore di Sergio Ramos che calcia cinque-sei metri sopra la traversa. La palla decisiva  tocca a Schweinsteiger e i tifosi tedeschi non potrebbero chiedere di meglio: se la fascia di capitano resta salda sul braccio di Lahm, nessun dubbio su chi sia il vero leader dello spogliatoio bavarese. Era stato Schweinsteiger a riunire la squadra in cerchio prima dei rigori, a incitarla e rassicurarla: bastava guardarlo per pensare ‘questi non perdono’. Anche la preparazione del tiro è da gladiatore: il centrocampista del Bayern mentre si avvia verso la porta, si batte il pugno nel cuore, guarda i compagni, tranquillizza con uno sguardo Neuer e i tifosi tedeschi assiepati nell’anello superiore, quasi a dire “avete fatto la vostra parte, ora tocca a me”; prende il pallone, lo sistema sul dischetto senza particolare cura, guarda Casillas, la porta, nessuna smorfia, niente di niente: portiere da un parte, palla dall’altra.
BOOMERANG MOURINHO. E così dopo il Barcellona anche il Real è fuori. Se l’esito è lo stesso le modalità no. E qui emergono le differenze tra la filosofia dei due club e dei due tecnici. Pep Guardiola non ha mai smesso di cercare il risultato attraverso il gioco e per questo, secondo molti, è stato punito. Jose Mourinho, più semplicemente, non ha mai smesso di cercare il risultato sfruttando le debolezze altrui. Approcci opposti che hanno caratterizzato molti grandi allenatori del passato: Jock Stein, Bob Paisley, Rinus Michels, Arrigo Sacchi, Johan Cruyff sono stati i precursori della scuola Guardiola, Helenio Herrera, Udo Lattek, Ernst Happel, Giovanni Trapattoni, Raymond Goethals e Fabio Capello di quella Mourinho, dove il bel gioco non è fine né mezzo ma accessorio casuale. Non è ripudiato ma è ammesso solo se non scombina i piani. Appena 24 ore prima il Chelsea aveva dato una dimostrazione esemplare dell’attualità di questo approccio. Puntare sui punti deboli altrui è scelta ragionevole, tutti gli avversari ne hanno e se hai giocatori di talento sei in grado di smascherarli e punirli. Spesso vinci. Ma quando perdi esci dal campo col dubbio di non aver dato il meglio di te: hai tirato fuori tutto, in termini atletici e nervosi, anche di più, ma non tutto quel che sapevi o potevi fare col pallone. Questa è l’ombra che pesa sul Mourinho allenatore: motivatore eccezionale, capace di manipolare a piacimento giocatori, dirigenti, arbitri e giornalisti, ma prevedibile e fossilizzato tatticamente sulla ricerca costante del contropiede. Arma spuntata dopo il rigore trasformato da Robben. Raggiunta la parità, il Bayern ha arretrato la linea di difesa, così facendo Heynckes ha allungato la squadra, chiedendo molto più lavoro a Schweinsteiger,  Luiz Gustavo e Kroos in mezzo al campo, ma ha quasi azzerato la pericolosità di Benzema, Cristiano Ronaldo e Ozil: nessuno spazio per progressioni a campo aperto, con Boateng e Badstuber più arretrati. E il Real dopo il 27’, per quasi 100 minuti, non ha creato più nulla o quasi.
FINALE AMICA. I bavaresi raggiungono la finale nello stadio di casa, principale obiettivo stagionale. Trovare il Chelsea anziché il Barcellona è una fortuna non da poco. Ma questa finale dal pronostico così sbilanciato ricorda quella del 1987 tra i bavaresi e il Porto. Un gol di Kogl nel primo tempo sembrava chiudere la pratica con largo anticipo ma gol negli ultimi undici minuti: il memorabile tacco di Rabah Madjer e il 2-1 dell’ex avellinese Juary riscrivono la storia del torneo lasciando Augenthaler e compagni a mani vuote. ECL EUROPA

UEFA Champions League 2011-12 – Ritorno semifinale / Madrid, Santiago Bernabeu

REAL MADRID-BAYERN MONACO 3-4 dcr (2-1; 2-1)

Real Madrid: Casillas, Arbeloa, Pepe, Ramos, Marcelo; Khedira, Xabi Alonso; Di Maria (74’ Kaka), Ozil (110’ Granero), Cristiano Ronaldo; Benzema (105’ Higuain). Allenatore: Mourinho
Bayern Monaco: Neuer, Lahm, Boateng, Badstuber, Alaba; Schweinsteiger, Luiz Gustavo; Robben, Kroos, Ribery (95’ Muller); Gomez. Allenatore: Heynckes

Arbitro: Kassai (Ungheria)
Reti: Cristiano Ronaldo  6′ rig, 14’; Robben 27′ rig
Ammoniti: Arbeloa, Pepe, Granero; Alaba, Robben, Luiz Gustavo, Badstuber
Sequenza rigori: Alaba (gol), Cristiano Ronaldo (parato); Gomez (gol), Kaka (parato); Kroos (parato), Xabi Alonso (gol); Lahm (parato), Ramos (alto); Schweinsteiger (gol).

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